http://www.treccani.it/enciclopedia/anton-francesco-doni_%28Dizionario-Biografico%29/ acc. 27/0514
“Scrisse il noto Dialogo della musica (Venezia, Scotto, 1544) e si dilettò dell'esercizio di quest'arte. Dai Marmi, oltre che dal Dialogo, apprendiamo che da giovane aveva imparato a suonare il flauto e la "viola", e in tarda età la ribeca e il liuto; nei Mondi, nella Zucca, e nelle Lettere troviamo inoltre svariati giudizi sulla pratica musicale del suo tempo e descrizioni di feste ed intrattenimenti musicali a cui egli stesso prese parte. Nelle Librarie poi egli stilò una vera e propria bibliografia musicale. J. Haar (1970) ha sottolineato come la preparazione musicale del D. fosse quella antiaccademica e antipedantesca, ma certo anche lacunosa, di un autodidatta, con poche essenziali nozioni teoriche - forse apprese nel monastero dell'Annunziata, suppone S. Bongi - che gli permisero tuttavia di comporre e destarono in lui "un interesse più per l'ascoltare musica che per farla, sebbene nutrisse segretamente il desiderio di diventare "virtuoso", circostanze permettendo" (cfr. lettera a Pietro Aretino, 28 marzo 1543, in Lettere, f. 25).
La Monterosso Vacchelli ha posto in risalto come il D. avesse una conoscenza organologica tutt'altro che superficiale, trovandosi spesso nei suoi scritti lunghi e minuziosi elenchi di strumenti della sua epoca, divisi per famiglie e differenziati nei particolari, oltreché affermazioni riguardanti una sua particolare competenza nelle combinazioni sonore e degli impasti orchestrali.”